Work-life balance e welfare: come aumentare la produttività

Perché il welfare aziendale migliora il clima aziendale e il work-life balance

work-life balance

Il work-life balance, o anche denominato job-life balance, è letteralmente il bilanciamento tra le ore e le energie spese a lavoro e le ore e le energie spese per la vita privata. Avere un work-life balance positivo deve essere un obiettivo per tutti i lavoratori. Se perseguito attivamente infatti, si potrà ottenere il successo individuale. Avere un work-life positivo significa che il lavoratore è appagato dalla sua vita e ritiene di avere abbastanza tempo sia per rincorrere i propri obiettivi professionali sia per completare gli obblighi familiari e sociali oltre che avere tempo per i propri hobby e il riposo.

Dal lato delle aziende, favorire i dipendenti nel raggiungimento di un work-life balance positivo è importantissimo perché non solo aumenterà la soddisfazione dei lavoratori ma anche la loro produttività. Un’azienda che vuole davvero differenziarsi e prosperare deve aiutare tutti i componenti della stessa a mantenere un alto livello di benessere promuovendo degli atteggiamenti che generino un clima aziendale sereno sul lungo termine.

Continua a leggere per sapere come le aziende possono, attraverso il welfare aziendale, rendere più produttivi i propri dipendenti.

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Indice

Work-life balance: cos’è

Verso la metà dell’Ottocento l’umanità inizia a differenziare il tempo dedicato al lavoro da quello dedicato al tempo libero. Ma è solo alla fine degli anni settanta che nel Regno Unito si è iniziato ad usare il termine “work-life balance”. Questo concetto era (ed è) usato per descrivere la necessità di bilanciare positivamente la vita lavorativa che comprendeva tutte le questioni relative alla carriera come meetings, impegni, scadenze ecc, con la vita privata che invece comprendeva tutti quegli impegni familiari e di socialità ecc.

Tutti i lavoratori al giorno d’oggi dovrebbero prestare attenzione a mantenere in equilibrio queste due sfere della propria vita. La sfida è ardua, soprattutto in questi periodi tra lockdown e smartworking. Ognuno poi ha la sua sfera di valori e di priorità che rende difficile stabilire una norma uguale per tutti: ciò che può essere equilibrato per un neo-assunto potrebbe non esserlo per un lavoratore che si avvicina alla pensione.

Per questo motivo le attività commerciali devono prestare attenzione al life-work balance dei propri dipendenti e alle necessità dei singoli. Tra i fattori che sono sotto il controllo delle aziende e che più influiscono sulla motivazione dei dipendenti ci sono le politiche di welfare aziendale.

Come il work-life balance aumenta la produttività

Numerose statistiche ed anche ricerche accademiche confermano che attivare politiche di welfare in azienda ha un impatto positivo sulla motivazione, sul clima aziendale e in generale sulla produttività dei lavoratori. Contribuendo al benessere personale dei dipendenti, il welfare aziendale permette agli stessi di essere meno stanchi e meno frustrati e quindi più attivi sul posto di lavoro.

Tra i principali motivi per cui la produttività aumenta possiamo trovare:

  • Riduzione dell’assenteismo;
  • Riduzione dello stress;
  • Collaborazioni più durature;
  • Assunzione di persone più talentuose;
  • Fidelizzazione del dipendente all’azienda.

Per l’azienda, oltre al già menzionato aumento di produttività, troviamo anche un ritorno di immagine positivo che farà crescere esponenzialmente il valore della stessa. Per questi motivi implementare un buon piano di welfare aziendale significa anche avere la possibilità di avere un ROI più alto delle spese fatte per l’integrazione di politiche a sostegno dei dipendenti.

Quali iniziative di welfare aziendale si possono iniziare a sostegno del work-life balance

Lo scopo del welfare aziendale è quello di facilitare ai propri dipendenti la conciliazione tra vita privata e vita professionale. In questo modo si avrà una riduzione dello stress e un ambiente di lavoro più accogliente e quindi produttivo.

Nello specifico ci sono iniziative di welfare che meglio di altre si adattano a questi scopi. Vediamone alcune:

  • Lavoro flessibile;
  • Orari flessibili;
  • Strutture convenzionate come palestre, saune, asili nido ecc.
  • Buoni regalo;
  • Assicurazioni sanitarie integrative;
  • Buoni benzina.

La tassazione agevolata del welfare aziendale

Purtroppo per comprendere a pieno le agevolazioni fiscali che si impongono al welfare aziendale bisogna leggere molti testi normativi e integrare molte leggi. Questo perché, al giorno d’oggi, non esiste ancora una definizione specifica o una legge univoca.

Uno dei primi riferimenti che si possono trovare in legislatura sono nel TUIR, ovvero il Testo Unico delle Imposte sui Redditi. Nello specifico nell’articolo che tratta le erogazioni a favore dei lavoratori dipendenti (art. 51) e l’articolo che tratta degli oneri di utilità sociale (art. 100). In queste righe vengono individuati i tetti massimi di esenzione, cioè le somme che non concorrono al reddito da lavoratore dipendente ma che sono solo un’integrazione.

Da notare però che i trattamenti fiscali di favore cambiano a seconda del tipo di welfare che l’azienda decide di integrare al reddito del lavoratore. In caso infatti il welfare sia previsto dal CCNL (contratto collettivo nazionale del lavoro) di riferimento, i costi che l’azienda deve sostenere sono 100% deducibili. Quando invece il welfare è di tipo unilaterale, cioè è l’azienda che a titolo volontario implementa queste politiche, esiste un tetto massimo di esenzione settato per il 2022 a 258,23€ euro.

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